Osteoporosi: il Ruolo della Rieducazione Posturale nella Prevenzione e Trattamento

Osteoporosi

Che cosa si intende per osteoporosi

L’Osteoporosi è considerata una delle più diffuse malattie delle ossa tipica della terza età. L’osteoporosi è un disturbo consistente in una progressiva riduzione della massa ossea e nel contemporaneo deterioramento qualitativo della sua struttura.

Il disturbo comporta quindi un aumento della fragilità dello scheletro, con evidente predisposizione alle fratture, soprattutto a livello della colonna vertebrale, delle anche e del polso.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le ossa sono tessuti vivi e in continua trasformazione, in quanto sottoposti a un processo di rimodellamento che ha lo scopo di mantenerli attivi durante tutta la vita.

Questo processo prevede la biosintesi di nuove cellule dove si presenti l’esigenza di implementare e irrobustire l’osso e di demolizione dove invece esso deve venire alleggerito.

Si tratta di procedimenti di calcificazione (sintesi) e di riassorbimento (demolizione) del tessuto che derivano dall’attività di osteoblasti e osteoclasti, due tipi di cellule presenti entrambi nelle ossa.
Tali fenomeni devono svolgersi in zone diverse del medesimo osso.

Dall’infanzia all’età senile, si nota una progressiva accentuazione della fase di demolizione in quanto aumenta l’erosione che altera la compattezza e la solidità delle ossa, rendendole simili a una spugna.

Allargando e diradandone la trama, l’osteoporosi rende quindi le ossa più fragili e facilmente soggette a fratture, di solito di lieve entità, ma che possono anche coinvolgere numerose zone dell’apparato scheletrico.

Osteoporosi

Cause dell’osteoporosi

Questa malattia alle ossa è molto più diffusa nel sesso femminile e nella fase del climaterio, quando cioé, al termine della menopausa, l’assetto ormonale si è modificato a tal punto da rendere difficile un adeguato controllo sul metabolismo del tessuto osseo.

Esistono anche fattori predisponenti, comprendenti:

  • sottopeso
  • menopausa precoce (prima dei 45 anni)
  • episodi di anoressia nervosa
  • carenza di calcio nell’organismo
  • impiego abituale di cortisonici
  • sedentarietà
  • consumo di bevande alcoliche;
  • fumo

Bisogna tenere conto che il picco di massa ossea, che rappresenta il momento in cui le ossa raggiungono il valore massimo di densità, corrisponde al periodo compreso tra 20 e 30 anni.

Già dopo i 30 anni, e in rapporto a fattori sia ambientali che genetici, le ossa incominciano, anche se con estrema lentezza, a subire processi di diradamento progressivo.

Le donne sono più colpite da questo disturbo dato che in menopausa subiscono una diminuzione progressiva della concentrazione ematica di estrogeni, ormoni che svolgono un’importante azione protettiva verso il tessuto osseo.

Questo spiega perché le donne magre (o ancor peggio anoressiche), essendo fornite di poco tessuto adiposo (grasso), dispongono anche di una minore quantità di estrogeni e dunque sono più vulnerabili per quanto riguarda la struttura delle ossa.

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Quali sono i sintomi dell’osteoporosi

I sintomi dell’osteoporosi dipendono dall’alterazione dell’equilibrio tra il processo di mineralizzazione delle ossa (derivante dall’attività degli osteoblasti in presenza di calcio) e quello di riassorbimento (conseguente alla funzione degli osteoclasti).

In condizioni fisiologiche questi processi si svolgono in maniera corretta anche perché controllati dal paratormone (un ormone secreto dalle paratiroidi), dalla calcitonina (un ormone sintetizzato dalla tiroide) e dagli estrogeni (ormoni sessuali).

Esistono due tipologie di osteoporosi, che sono:

  • primitiva
  • secondaria

La forma primitiva, tipica delle donne in climaterio e (anche se in misura minore) degli uomini in andropausa, di solito insorge dopo i 70 anni.
La forma secondaria invece può comparire a qualsiasi età in quanto deriva dall’assunzione di farmaci pericolosi per osteoporosi, tra cui i cortisonici, gli antiepilettici e gli immunosoppressori.

Nella maggior parti dei casi questa malattia inizialmente è silente dato che non presenta sintomi, ma dopo un certo tempo incomincia a manifestarsi con una progressiva rigidità dello scheletro che non è più in grado di sostenere le normali sollecitazioni.

Succede allora che il paziente vada soggetto a numerose fratture, anche senza cause che ne giustifichino l’insorgenza e che subentri dolore anche muscolare soprattutto in zona lombare a causa dell’incurvamento della schiena.

A questo punto di solito si verifica una frattura di vertebra in quanto essa non possiede più la sua struttura originaria e quindi non è più in grado di sopportare il peso del corpo.

La parte anatomica maggiormente coinvolta è appunto il rachide poiché ad esso sono collegati tutti gli altri sistemi ossei, come la gabbia toracica, le anche e gli arti sia superiori (braccia, polsi e mani) che inferiori (gambe, caviglie e piedi).

Quando insorge il dolore, di norma l’osteoporosi ha già raggiunto un livello notevole e il paziente mostra sintomi di una certa entità:

  • curvatura della colonna vertebrale
  • rigidità osteo-articolare
  • ontratture muscolari
  • facile affaticabilità

Bisogna tenere conto del fatto che non sempre è scontata l’associazione osteoporosi/frattura, in quanto molte persone soffrono di questo disturbo senza rompersi mai le ossa.

Pertanto è indispensabile poter diagnosticare tempestivamente e in maniera corretta la patologia, per impostare un’adeguata cura dell’osteoporosi finalizzata a minimizzare i sintomi, consentendo una buona qualità di vita.

Per diagnosticare questa malattia è necessario eseguire alcune indagini cliniche, comprendenti la MOC (Mineralogia Ossea Computerizzata), eventuali radiografie specifiche, la densimetria ed esami di sangue e urine.

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Osteoporosi e rieducazione posturale

La prevenzione rimane uno dei presupposti fondamentali per affrontare questa malattia che, come accennato, inizialmente risulta asintomatica, dando segno di sé quando ormai la sua evoluzione è già avanzata.

La rieducazione posturale si conferma un mezzo di estrema validità tenendo conto che le terapie farmacologiche da sole non sono efficaci in quanto riescono a rallentare l’evoluzione, ma non a bloccarla.

Tra le varie metodiche utili per prevenire l’insorgenza del disturbo, è opportuno valutare attentamente il regime alimentare, incentivando cibi ricchi di calcio e di vitamina D, che sono i due cofattori indispensabili per stimolare l’attività degli osteoblasti.

Anche l’esposizione alle radiazioni solari si rivela estremamente efficace poiché stimola la sintesi di vitamina D.

Prima di arrivare allo stadio in cui il paziente subisce fratture causate da traumi di modesta entità è quindi consigliabile prendere adeguate prevenzioni che, oltre ai citati suggerimenti dietetici, comportano una mirata attività fisica.

Per rieducazione posturale si intende indicare un insieme di esercizi fisici il cui scopo è quello di regolare la gestione dell’osteoporosi attraverso un adeguato movimento.

È chiaro che una persona affetta da fragilità ossea e quindi soggetta a potenziali fratture non deve assolutamente compiere mosse forzate oppure sbagliate, ma al contrario deve seguire un programma motorio specifico.

Queste metodiche, ideali per individui dotati di densità ossea normale, diventa indispensabile per quelli che si trovano in condizioni osteopeniche derivanti da osteoartrosi.

La rieducazione posturale funziona su numerosi fronti, in quanto consente di aumentare la massa ossea, di migliorare l’abilità funzionale nelle attività consuete e soprattutto di ridurre drasticamente l’assunzione di farmaci antinfiammatori e analgesici.

Tale tecnica agisce su varie conseguenze del disturbo:

  • incrementa il picco osseo su pazienti defedati dalla malattia
  • migliora il senso dell’equilibrio minimizzando il rischio di cadute
  • potenzia il tono muscolare aumentando la forza dei movimenti
  • favorisce la resistenza ossea potenziandone la densità e limitando le fratture da traumi

Osteoporosi

Come impostare la rieducazione posturale

Nella maggior parte dei casi è opportuno che il soggetto osteoporotico segua attività eseguite a carico naturale, nelle quali il peso corporeo grava sulle ossa.

Infatti il peso unito alla forza di gravità svolge un efficace effetto stimolante sulla calcificazione, con successivo aumento della massa ossea.
A tal proposito le attività più idonee sono la camminata, la marcia, il saliscendi delle scale e gli esercizi con i pesi.

In un adeguato percorso di rieducazione posturale non possono mancare gli esercizi di resistenza, particolarmente utili per rinforzare la muscolatura e diminuire il rischio di cadute.

L’impiego di pesi leggeri deve comunque essere mirato alle singole esigenze, tenendo sempre conto del reale stato di compromissione del tessuto osseo; in presenza di osteoporosi è indispensabile aumentare gradatamente il carico ponderale in relazione allo stato di salute.

Un aspetto che deve essere trattato con particolare competenza è quello relativo all’equilibrio, che nei pazienti affetti da artrosi e osteoporosi risulta molto compromesso.

Non avendo equilibrio, questi individui mostrano possibilità molto maggiori di cadere e quindi di compromettere l’apparato osteo-articolare.
Pertanto un allenamento con esercizi posturali di balance si conferma la scelta ideale.

La corsa, ad eccezione di quella a ostacoli, è fortemente consigliata perché, stimolando il metabolismo globale, migliora la circolazione sanguigna e l’ossigenazione di tutti i tessuti tra cui anche quello osseo.

Il Pilates è considerato valido soltanto se effettuato con l’impiego di sovraccarichi, che dovrebbero essere presenti in tutti i generi di ginnastica posturale per i motivi sopra elencati.

L’obiettivo infatti è quello di sottoporre il paziente osteoporotico a degli importanti carichi meccanici assiali, finalizzati a potenziare la muscolatura attraverso la sua contrazione.

Si tratta di un allenamento che, pur mantenendosi graduale e mirato, ha comunque la finalità di aumentare la massa di tessuto osseo e muscolare, dalla cui sinergia funzionale dipende il miglioramento delle condizioni di salute e di benessere del paziente.

Nella rieducazione posturale ogni gesto motorio richiede infatti una sequenza coordinata di contrazione e rilassamento muscolare, in grado di stimolare l’osteogenesi del soggetto osteopenico.

– Durante la corsa, per esempio, il carico ponderale del corpo viene scaricato non soltanto sul rachide, ma anche alternativamente su uno dei due arti inferiori.

La relativa muscolatura reagisce contraendosi sia per sorreggere il peso del corpo che per mantenere una postura eretta; ad ogni singola contrazione muscolare, il tessuto osseo si trova ad essere intensamente compresso in maniera intermittente.

Come conseguenza si verifica un gradiente pressorio intraosseo, utile per stimolare la produzione di nuova matrice da parte degli osteoblasti, soprattutto a livello del femore e delle vertebre (che sono le parti maggiormente colpite dall’osteoporosi).

– Gli esercizi con i pesi vanno personalizzati al massimo in quanto devono stimolare la produzione di tessuto osseo riducendo al minimo il rischio di infortuni.

Nei casi in cui l’obiettivo sia quello di rinforzare la colonna vertebrale, è consigliabile scegliere lo squat con pesi, mentre i manubri sono utili per migliorare lo stato delle articolazioni di spalla e gomito.

Una contrazione violenta della muscolatura, come è noto, contribuisce a stimolare l’osteogenesi, ma tale attività non deve andare a scapito dell’integrità dei tessuti.

Mai come in tali situazioni è quindi fondamentale valutare il rapporto rischio/beneficio prima di impostare qualsiasi programma di riabilitazione posturale.

Tutti gli esercizi che favoriscono una spinta propulsiva sono caratterizzati da contrazioni di tipo concentrico, che agiscono a livello dei muscoli erettori della colonna vertebrale e che alternano intense contrazioni a potenti rilassamenti.

Anche in questo caso il tessuto osseo (in particolare delle vertebre) viene quindi coinvolto in un’efficace stimolazione osteogenica.

– Il Pilates prevede attività posturali non prestabilite, ma finalizzate alla specifica regione ossea in cui sia necessario stimolare il processo di osteogenesi.
È quindi possibile cambiare gli esercizi anche in corso d’opera, in relazione alle singole esigenze del paziente e alla sua reattività.

L’impiego di sovraccarichi ha lo scopo di aumentare l’intensità contrattile dei muscoli che mostrano veloci contrazioni dinamiche, utilissime per incentivare la sintesi di nuovo tessuto osseo.

– Il sollevamento pesi prevede una gestione particolarmente attenta perché, se da un lato offre una stimolazione osteogenica molto importante, d’altro lato non deve per nessun motivo risultare dannosa.

Si tratta infatti di un’attività fisica caratterizzata da contrazioni muscolari intensissime ma di breve durata, che sottopongono le ossa a un notevole stress dinamico.

È prevista una contrazione al massimo coordinata dei muscoli degli arti inferiori e di quelli erettori del rachide, oltre che dei brachiali e di pettorali e dorsali; si può dire che tutto il corpo partecipi a tali esercizi.

L’osteogenesi si realizza praticamente ovunque, anche se la sua maggiore intensità è rilevabile sulla colonna vertebrale, sul femore e sul radio, zone estremamente coinvolte dai processi osteoporotici.

Osteoporosi

Benefici della rieducazione posturale per l’osteoporosi

Impostare un programma di rieducazione posturale personalizzato alle proprie esigenze e gestito in maniera corretta offre notevoli vantaggi.

Innanzitutto consente di affrontare in maniera naturale questo disturbo che, proprio perché tende a peggiorare nel tempo, non può venire curato con farmaci che, nel lungo periodo, comportano importanti effetti collaterali.

Inoltre l’attività fisica contribuisce a migliorare lo stato di salute globale, potenziando l’equilibrio del corpo nello spazio e rendendo più sicura la deambulazione.

Una muscolatura tonica facilita qualsiasi movimento, in particolare per soggetti osteoporotici, il cui apparato osteoarticolare non funziona in maniera fisiologica.

Le prestazioni funzionali di chi ha uno scheletro fragile risultano inevitabilmente compromesse e di conseguenza diventa prioritario vicariarle con la muscolatura.

Un beneficio importantissimo è quello relativo all’eliminazione del dolore che viene minimizzato appunto dalla rieducazione del corpo a posizionarsi correttamente nello spazio.

I pazienti affetti da osteoporosi, e soprattutto da spondilolisteresi (consistente nello scivolamento di una vertebra sull’altra), tendono ad assumere posture scorrette, causate dalla degenerazione del tessuto osseo.

Bisogna poi tenere presente che la frequente possibilità di fratture contribuisce ulteriormente all’insorgenza di errate abitudini posturali, spesso indotte dalla ricerca di attenuare la sintomatologia dolorosa.

Per tutti questi motivi, un paziente osteoporotico si trova coinvolto in un circolo vizioso in quanto da un lato sente dolore e quindi assume errate posizioni del corpo, ma d’altro lato sono proprio tali posizioni sbagliate a produrre il dolore.

Attraverso la rieducazione posturale vengono risolti entrambi i problemi dato che il tessuto osseo tende a rigenerarsi naturalmente mediante la stimolazione funzionale degli osteoblasti e di conseguenza il dolore scompare.

Alcuni pazienti mostrano una nociva concomitanza tra osteopenia e contrattura permanente della muscolatura: in queste condizioni la sintomatologia dolorosa è molto forte e le condizioni di vita ne risentono particolarmente.

Secondo recenti dati statistici oltre il 25% delle donne di età superiore ai 40 anni è affetta da osteoporosi e conduce una vita non adeguatamente soddisfacente.

La prevenzione di questo disturbo mediante rieducazione posturale dovrebbe pertanto iniziare dalla terza decade di vita, allo scopo di migliorare le condizioni globali di salute anche in assenza della patologia.

Trattandosi di un tessuto dinamico, l’osso può essere continuamente rimodellato attraverso mirati programmi di attività fisica che coinvolge la funzionalità dei muscoli.

Come anche in altri settori relativi alla salute è evidente come la prevenzione si confermi il mezzo più efficace per affrontare questa patologia degenerativa e tipica della terza età (quando l’organismo appare particolarmente fragile e vulnerabile).